Il restauro dell’opera più amata dai fedeli, dal Cinquecento in poi

Venerdi, 6 Set 2013, 11:08 :: Donato Natuzzi :: Annunci

Una delle straordinarie immagini di Fausto Franzosi che corredano la pubblicazione commissionata a noi di  nat per fissare sulla carta questo storico intervento di restauro sul Crocifisso della Pieve.

La copertina della pubblicazione stampata per la collana   L'ARTE RACCONTA LA FEDE  

 

GUASTALLA Presentato ieri sera alla comunità l’intervento di restauro dell’opera più amata dai fedeli dal Cinquecento in poi


Il Crocifisso miracoloso di Pieve torna al suo antico splendore

La leggenda vuole che l’abbia scolpito in tre giorni un misterioso pellegrino, scomparso senza lasciare tracce

La comunità di Pieve di Guastalla ha di nuovo il suo Crocifisso miracoloso: l’opera è stata restaurata e l’intervento è stato presentato pubblicamente ieri sera nell’ambito della Sagra di Pieve, da sempre dedicata a quell’immagine sacra. Il Crocifisso ligneo, scolpito verso la metà del ’500, da tempo meritava di essere ammirato nella sua bellezza originaria: «Nei secoli l’opera è stata oggetto di pesanti manomissioni – ha spiegato Federico Fischetti, della Soprintendenza di Modena e Reggio – è stata ridipinta più volte, i modo non sempre raffinato, su strati di stucco che volevano coprire i danni creati dal tempo, ma hanno appesantito la scultura, allontanandola dal suo fine aspetto originale». A restituire l’antica dignità all’opera ha provveduto la restauratrice Roberta Notari: «A un saggio con visore ottico e bisturi, i colori originali mancavano nel 70% del corpo e per il resto sembravano alterati da fonti di calore intenso. Meglio conservata era la policromia del ’700, che è stata mantenuta: con il bisturi si è rimossa tutta la ridipintura ottocentesca, con lo strato di gesso che erastato steso al di sotto». Dopo la pulitura il Crocifisso si presentava con un incarnato ocra luminoso, con velature verdi negli incavi, sanguinamenti isolati su tutto il busto e il perizoma non più blu, ma rivestito in foglia d’argento ricoperta di mecca. «Si sono eseguite varie operazioni di consolidamento e ritocco – ha concluso la Notari – per ridare equilibrio e leggibilità ai colori, lasciando volutamente sgranata la tessitura cromatica d’insieme, per mantenere la patina data dal tempo e meglio storicizzare l’opera». L’intervento di restauro ha restituito all’opera l’aspetto che aveva nel ’700, ma non è in grado di fare luce sulla sua origine leggendaria.Vuole infatti la tradizione che il Crocifisso sia stato intagliato da un pellegrino mitteleuropeo di ritorno da Roma, che avrebbe trovato ospitalità in una corte agricola tra Pieve e San Martino: lo avrebbe ricavato da un tronco d’albero, per poi sparire misteriosamente, lasciando intatto il cibo che gli era stato dato per tre giorni. La leggenda, però, ha più di un fondo di verità: «Alla metà del XVI secolo Guastalla fu luogo importante per il transito dei pellegrini romei che scendevano dal Brennero – ha ricordato lo studioso Daniele Daolio –. Il racconto potrebbe essere nato tra il 1557, anno in cui Guastalla fu assediata e le case dei pellegrini date alle fiamme, e il 1565, quando si costruì un nuovo “ospedale”: il periodo, a ben guardare, è compatibile con la datazione dell’opera».

di Gabriele Maestri

da: PRIMA PAGINA venerdì 6 settembre 2013